26 gen 2009

SETTIMANA DELLA CULTURA

Il Ministero da oltre trenta anni dedica ogni anno una settimana alla promozione del patrimonio culturale, con l’organizzazione di eventi e l’apertura gratuita di tutti i luoghi statali.
La manifestazione che quest’anno si svolgerà dal 18 al 26 aprile 2009, è alla sua XI edizione con il nuovo ciclo denominato Settimana della Cultura.
Scopo fondamentale dell’iniziativa è quello di favorire la conoscenza della cultura e di trasmettere l’amore per l’arte ad una sempre più ampia platea di cittadini che per sette giorni potranno scegliere tra mostre, convegni, laboratori, visite guidate, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche e aperture straordinarie in tutte le regioni d’Italia.
La Settimana della Cultura registra, anno dopo anno, un successo crescente di eventi e di partecipazione di pubblico. A testimonianza del gradimento della manifestazione e della forte voglia di cultura che esiste nel Paese, ed è anche una risposta all’aspettativa di apertura dei luoghi dell’arte e dello spettacolo per tutte le persone e tutte le famiglie.
Con lo slogan scelto quest’anno “La cultura è di tutti: partecipa anche tu”, si vuole mettere l’accento su due concetti fondamentali: il valore inestimabile del patrimonio culturale e la sua natura di risorsa preziosa e ineguagliabile a disposizione, ogni giorno, di ciascun cittadino e tradizionalmente offerta gratuitamente per la Settimana della cultura.
Alla realizzazione dell’evento partecipano, apportando un valore aggiunto alla missione di questa manifestazione tutti gli Istituti territoriali del Ministero, gli Enti locali, Istituzioni, Associazioni, Fondazioni statali e private e il Ministero degli Affari Esteri con gli Istituti Italiani di Cultura all’Estero per la promozione e la divulgazione della settimana a livello internazionale.
Tutti coloro che vorranno aderire all'iniziativa potranno inviare le proposte alle Direzioni Regionali di competenza che ne valuteranno la validità e il loro possibile inserimento nel Sito del Ministero.
Per comunicazioni e informazioni: email settimanadellacultura@beniculturali.it
tel. 066723.2635 .2390 .2851 fax. 066723.2538
fonte: MIBAC

21 gen 2009

COMINCIA L'ERA DI OBAMA IN UN PAESE IN FESTA


Oltre due milioni di persone a Washington per assistere al giuramento come presidente degli Stati Uniti di Barack Obama.
Obama dopo la vittoria ha lanciato messaggi di speranza e di unità, ma si trova davanti un paese in ansia per la crisi economica e sfide gigantesche sullo scacchiere internazionale.
Il boato di entusiasmo di milioni di persone in una Washington in festa, le lacrime di commozione dei neri d'America, l'attesa del mondo per un cambio di rotta della superpotenza planetaria, hanno accompagnato l' inizio della presidenza di Barack Obama.
Giurando sulla Bibbia di Abramo Lincoln, l'uomo che riunì il paese e mise fine alla schiavitù, il primo presidente nero nella storia ha promesso di mettersi alla guida di una nuova era segnata dalla vittoria "della speranza sulla paura"."Dobbiamo rialzarci, scuotere la polvere di dosso, e cominciare di nuovo il lavoro di ricostruire l'America", ha detto il 44mo presidente degli Stati Uniti, auspicando l'avvento di un periodo di "responsabilità collettiva" per far fronte alle molte sfide del momento. E quasi a sottolineare la portata del compito che ora attende Obama, nel pieno della peggior crisi economica per gli Usa dalla Grande Depressione, Wall Street ha 'salutato' il nuovo presidente con un crollo del 4% del Dow Jones e del 5,61% del Nasdaq.
L'unità di sapore lincolniano e il senso di responsabilità sono stati i temi con cui Obama ha voluto cominciare il cammino, con un'implicita critica a ciò che è accaduto negli otto anni appena passati. Con George W.Bush, il protagonista al tramonto ora pensionato in Texas, Obama è stato cavalleresco, concedendo l'onore delle armi e scortandolo fin sulla scaletta dell'elicottero dell'addio. Ma in una giornata di festa di dimensioni che Washington non aveva mai visto in oltre 200 anni di storia, l'uscita di scena di Bush ha avuto le caratteristiche del calo di sipario senza rimpianti di un'amministrazione acciaccata, reso anche visivamente evidente dalle immagini di Dick Cheney in sedia a rotelle (si è fatto male alla schiena durante il trasloco).
La lunghissima giornata dell'Inauguration Day, priva di incidenti nelle strade durante il giuramento, ha avuto qualche momento di preoccupazione quando Ted Kennedy, icona del partito democratico, è stato colto da malore durante il pranzo per Obama. L'atmosfera si è fatta d'un tratto tesa dopo ore e ore di festa, prima che l'allarme medico venisse ridimensionato.
L'America si è svegliata presto per tenere a battesimo il nuovo presidente. E lo ha circondato di calore ed entusiasmo per tutti il giorno, fino alla notte dei molteplici balli che avevano il neo presidente e la First Lady Michelle come ospiti d'onore. Già alle 4 del mattino, spesso dopo una notte insonne - complici i locali aperti fino a tardi -, i fans di Obama si sono messi in marcia verso il National Mall avvolti in cappotti pesanti per sfidare i 3-4 gradi sottozero. Ore dopo, quando alle 12:04 il nuovo presidente ha messo la mano sulla Bibbia di Lincoln - in ritardo di qualche minuto sull'ora in cui, per la Costituzione, era già entrato in carica -, sul Mall secondo le autorità locali c'erano circa due milioni di persone. Altre 300-350 mila erano lungo Pennsylvania Avenue, in attesa della parata, e decine di migliaia ancora riempivano le altre strade della capitale. Numeri da record, che battono gli 1,2 milioni di persone che salutarono nel 1965 il giuramento di Lyndon Johnson in un paese che si stava riprendendo dal trauma dell'assassinio di Jfk e stava per vivere quelli degli omicidi di Martin Luther King e Bob Kennedy, e del Vietnam.
Tutte pagine di storia che hanno fatto da sottotraccia sul Mall, il gigantesco prato dove l'America custodisce le memorie sotto lo sguardo severo della statua dedicata a Lincoln, il presidente che più di ogni altro ha ispirato Obama. Un'area invasa da un mare di persone con un mix quasi omogeneo di volti bianchi e neri, sulla cui sicurezza ha vigilato un imponente apparato antiterrorismo e militare. Washington trasformata in gigantesca area pedonale, con barriere di cemento e cancellate di protezione, non ha comunque offerto l'atmosfera di una città blindata. Anche se uno dei membri del governo, il capo del Pentagono Robert Gates, era nascosto in una località segreta per prendere il comando del paese nel caso un attacco catastrofico avesse annientato la capitale. Affacciato sulla spianata del Mall, Obama ha giurato con alle spalle quattro predecessori (i due Bush, Jimmy Carter e Bill Clinton) e davanti un colpo d'occhio memorabile. "Neppure io avrei potuto creare una ripresa del genere", ha commentato il regista Steven Spielberg, tra i Vip in tribuna. Forse anche un pizzico d'emozione per lo spettacolo offerto dal Mall ha fatto impappinare il presidente della Corte Suprema, John Roberts, che ha invertito le parole del giuramento lasciando interdetto per qualche attimo Obama. Poi tutto è filato liscio e il neo presidente ha potuto concludere con il tradizionale "So help me God" (che Dio mi aiuti), snobbando le proteste da parte degli atei, che ha però subito dopo ripagato nel discorso inaugurale ricordando che l'America è un paese di molte religioni e anche di non credenti.
Per il nuovo presidente, in attesa di cominciare a firmare ordini esecutivi, il resto della giornata è stato dedicato a un bagno di folla - a tratti a piedi - su Pennsylvania Avenue, a passare in rassegna la parata e partecipare a balli. E a sera, all'ingresso nello Studio Ovale, Obama ha trovato ad attenderlo un bigliettino che Bush gli ha lasciato in un cassetto. Il contenuto? Top Secret.

fonte: M. Bardazzi - ansa

20 gen 2009

E' il giorno di Obama, America in delirio


WASHINGTON (20 gennaio) - A mezzogiorno di oggi, le sei di sera in Italia, il mondo vedrà un uomo di colore porre la mano sulla Bibbia, giurare fedeltà alla Costituzione americana, e diventare il primo presidente non bianco degli Stati Uniti. Sono molti a pensare che solo in questo Paese, che è riuscito a fare della sua diversità la sua forza, si poteva arrivare a un simile passo. Ma dietro questo passo ci sono state tante lotte e tante ingiustizie. E in questi giorni in cui ci siamo andati avvicinando all’insediamento di Barack Obama, quelle lotte sono state presenti nella mente degli americani: lo spettacolare concerto con cui domenica si è festeggiato l’insediamento è stato tenuto sugli stessi gradini su cui il reverendo Martin Luther King pronunciò lo storico discorso contro il razzismo “I have a dream” (Ho fatto un sogno). Ieri cadeva la festa nazionale in onore di King, e Obama stesso ha voluto celebrarla trascorrendo la mattinata a fare del volontariato in una casa per bambini senzatetto. E oggi Obama porrà la mano sulla Bibbia di Abraham Lincoln, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti, che abolì la schiavitù e guidò la guerra fra gli Stati del nord e quelli schiavisti del sud. Ma il forte richiamo al passato e alle lotte per l’eguaglianza, non deve far credere che Obama abbia dimenticato la sua promessa di essere il presidente di tutti e di operarsi per il bene comune. «C'è una intera generazione che crescerà dando per scontato che il più importante ufficio al mondo è occupato da un afroamericano - ha dichiarato al Washington Post . Questa è una cosa radicale. Cambia il modo in cui i bambini neri guardano a se stessi. E cambia anche il modo in cui i bambini bianchi guardano ai bambini neri». E gli ultimi sondaggi provano che la gente crede a Obama (almeno per ora). Non solo: gli americani sembrano pronti a pazientare e a dargli tempo per realizzare le riforme che propone. C’è cioé una grande buona volontà, tanto che lo stesso partito repubblicano ha avuto parole di stima nei suoi confronti. Ieri sera, anzi, Barack Obama ha fatto quello che nessun presidente aveva mai fatto prima: ha tenuto una cena in onore del suo ex avversario, il senatore John McCain. Nelle scorse settimane, i due ex rivali si erano anche sentiti varie volte al telefono. Obama non ha fatto mistero di volere dall’anziano ed esperto senatore tutti i consigli che possano aiutarlo, in special modo a risolvere la guerra in Iraq. E McCain non si è sottratto: ora che i toni infuocati della campagna si sono sedati, i due rivali provano che si può collaborare anche da posizioni diverse. Il messaggio è importantissimo per Obama che solo con un appoggio, almeno parziale, anche del partito avversario potrà portare avanti l’ambizioso progetto di rilancio economico del Paese. Già domani, Obama si chiuderà nello Studio Ovale per cominciare il suo lavoro. E già da domani in cima alle sue carte ci saranno i due temi più caldi: l’economia e la guerra in Iraq. In tutti i discorsi che ha tenuto nei giorni scorsi, nella marcia di avvicinamento all’insediamento, Obama ha offerto un messaggio di speranza, ma lo ha temperato con un ammonimento sulle difficoltà che dovranno essere superate. Anche l’attesissimo discorso di oggi - si prevede che non superi i 17 minuti - doveva essere dedicato ai grandi ostacoli che il Paese e il mondo si trovano davanti, e doveva chiamare a raccolta tutti i cittadini perché contribuiscano a «una nuova rinascita della libertà». Come ha detto Obama in altre occasioni: «Non posso fare tutto da solo, ho bisogno del vostro aiuto». Le centinaia di migliaia di americani scesi a Washington in questi giorni di gelo, sembrano pronti a dargli ascolto, consapevoli che il Paese attraversa una delle sue più fasi più difficili. Tutti ti dicono che hanno fiducia, che Obama è un uomo saggio e intelligente che saprà agire al meglio. Oggi la giornata sarà dedicata interamente ai festeggiamenti: la parata inaugurale comprenderà 15 mila persone, e le bande musicali di 100 diversi gruppi, incluso 11 tribù indiane.
44 mila uomini della sicurezza controlleranno che tutto fili liscio, e poi la notte verrà trascorsa ballando. Feste più o meno ufficiali si tengono in tutta Washington, e Michelle e Obama faranno una comparsa e un giro di valzer in almeno dieci di esse. Fonti vicine al presidente eletto dicono che per questa notte Barack si rassegnerà ad andare a dormire molto tardi, ma non rinuncerà a svegliarsi prestissimo domattina. Alle sei sarà in piedi, per la sua solita ora sul campi di basket. Poi colazione con Michelle e le bambine. E infine l’ingresso nello Studio Ovale, alle otto, per l’inizio dell’era Obama.
fonte: messaggero

18 gen 2009

RAPPORTO UNICEF

«Le donne dei paesi più poveri hanno 300 probabilità in più di morire di parto o per complicanze legate alla gravidanza rispetto alle donne dei paesi sviluppati» ha dichiarato il Presidente dell'UNICEF Italia, Vincenzo Spadafora nel lanciare in Italia, insieme al Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, il rapporto dell'UNICEF "La Condizione dell'Infanzia nel mondo" 2009, dedicato alla salute materna e neonatale. «Un bambino nato in un paese in via di sviluppo - ha aggiunto Spadafora - ha quasi 14 volte più probabilità di morire entro il primo mese di vita rispetto a un bambino nato in un paese industrializzato. Ogni anno, oltre mezzo milione di donne muoiono a causa di complicazioni relative alla gravidanza o al parto, tra cui circa 70.000 ragazze di età compresa tra i 15 e 19 anni. Dal 1990, le complicanze legate alla gravidanza e al parto hanno ucciso, si stima abbiano ucciso 10 milioni di donne».
Nell'edizione 2009 del rapporto "La condizione dell'infanzia nel mondo", si mette in evidenza la connessione tra la salute e la vita delle mamme e dei loro neonati e si forniscono indicazioni per colmare il divario tra paesi ricchi e paesi poveri. Molti degli interventi che salvano le neo mamme portano beneficio anche i loro bambini. Mentre molti paesi in via di sviluppo hanno compiuto in anni recenti progressi notevoli nell'aumentare il tasso di sopravvivenza dell'infanzia, si sono evidenziati meno progressi nel ridurre la mortalità materna.
Niger e Malawi, per esempio, hanno quasi dimezzato il tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni, tra il 1990 e il 2007. In Indonesia, il tasso di mortalità sotto i cinque anni è sceso a quasi un terzo rispetto al 1990, e in Bangladesh è diminuito di oltre la metà.
Ma non ci sono stati progressi analoghi nella salute delle madri, che sono molto vulnerabili durante il parto e nei primi giorni dopo la nascita. E mentre il tasso di sopravvivenza per i bambini sotto i cinque anni sta migliorando a livello globale, i rischi per i neonati nei primi 28 giorni rimangono a livelli vergognosamente elevati in molti paesi.
Nel mondo in via di sviluppo, il rischio di mortalità materna nel corso della vita è di 1 su 76 rispetto a una probabilità di 1 su 8.000 per le donne dei paesi industrializzati. Circa il 99% dei decessi mondiali derivanti da complicazioni della gravidanza avvengono nel mondo in via di sviluppo, dove avere un figlio resta tra i più gravi rischi per la salute per le donne. La stragrande maggioranza dei casi si verifica in Africa e in Asia, dove gli alti tassi di fertilità, la carenza di personale specializzato e deboli sistemi sanitari rappresentano una tragedia per molte giovani donne.
I dieci paesi con il più alto rischio di mortalità materna sono Niger, Afghanistan, Sierra Leone, Ciad, Angola, Liberia, Somalia, Repubblica democratica del Congo, Guinea - Bissau e Mali. Il rischio di mortalità materna nel corso della vita in questi paesi va da 1 su 7 in Niger a 1 su 15 in Mali. E per ogni donna che muore, altre 20 soffrono di malattie o lesioni, spesso gravi e con danni permanenti. Per ridurre il tasso di mortalità infantile e materna, il rapporto raccomanda servizi essenziali forniti attraverso sistemi sanitari integrati in un continuum di cure a domicilio, nelle comunità, nei servizi sul territorio e nell'assistenza di base.
Questo continuum di cure supera l'efficacia di singoli, interventi specifici e richiede invece un modello di assistenza sanitaria di base che includa tutte le fasi della salute materna, neonatale e dei bambini.
Il rapporto constata che i servizi sanitari sono più efficaci se l'ambiente sociale sostiene l'empowerment delle donne, la loro protezione e la loro istruzione.
Fonte:Unicef

15 gen 2009

Mostra di Giorgio Morandi


Dopo New York, Bologna celebra il maestro con la mostra Giorgio Morandi 1890-1964 e il restauro dell’abitazione dell’artista. La figura di Giorgio Morandi è protagonista della scena culturale internazionale con eventi e progetti a lungo termine. Fulcro di tali iniziative sono la mostra antologica Giorgio Morandi 1890-1964, curata da Maria Cristina Bandera e Renato Miracco (dal 22 gennaio al 13 aprile 2009 al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna) e il prossimo restauro dell’abitazione bolognese in cui l’artista visse fino al 1964, che diverrà uno spazio dedicato alla ricerca. La mostra, tra le più complete mai dedicate al maestro bolognese, presenta oltre un centinaio di opere: un corpus esaustivo che documenta il percorso e l’evoluzione espressiva dagli esordi dell’artista alla ricerca metafisica, fino alla dissolvenza della pittura degli ultimi anni, passando attraverso tutte le tecniche nelle quali Morandi si è cimentato. L’allestimento all’interno della Lehman Collection del Metropolitan Museum ha riscosso fin dai primi giorni un grande successo di pubblico e un ottimo riscontro sulla stampa. Molti i commenti entusiastici come quello di Peter Schjeldahl, che sul New Yorker dice: “Nel mio mondo ideale, la casa di chiunque ami l’arte dovrebbe essere provvista di un dipinto di Giorgio Morandi, come esercizio quotidiano per l’occhio, la mente e l’anima” o come quello di Holland Cotter, che apre così il suo ampio articolo sul New York Times: “Gli aspiranti al ruolo di pittore-poeta sono molti. Giorgio Morandi era quello vero”. La selezione effettuata dai curatori comprende lavori appartenenti, oltre che al Museo Morandi di Bologna, alle raccolte di studiosi e amici dell’artista, quali Roberto Longhi, Cesare Brandi, Lamberto Vitali, James Thrall Soby, Carlo Ludovico Ragghianti, Lionello Venturi, John Rewald. Sono presenti anche dipinti acquisiti da collezionisti che entrarono in contatto con Morandi e che da subito seppero capirne il genio, come Boschi Di Stefano, Ghiringhelli, Giovanardi, Ingrao, Jesi, Jucker, Magnani, Mattioli, Plaza, Rollino.
La mostra comprende anche grandi capolavori dell’artista confluiti nei musei americani, come quelli ora al MoMA di NewYork, alla National Gallery of Art, alla Phillips Collection e allo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, o alla Yale University Art Gallery di New Haven, che rappresentano un’eccezionale occasione per i visitatori della sede italiana. Altri prestiti provengono da importanti istituzioni e musei italiani, tra i quali: Camera dei Deputati, Pinacoteca di Brera (Milano), MART (Rovereto), Galleria degli Uffizi (Firenze), Fondazione Roberto Longhi (Firenze), Collezione Peggy Guggenheim (Venezia), Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (Torino), Fondazione Magnani-Rocca (Mamiano di Traversetolo, Parma). Morandi (Bologna, 1890-1964) esordì nel momento culminante delle avanguardie. Pur viaggiando pochissimo (solo tre i suoi viaggi all’estero, in Svizzera, e compiuti in età non più giovanile) fu un artista colto e aggiornato su ogni tendenza della moderna pittura europea, grazie ai libri e alle pubblicazioni spesso ricevute direttamente dai critici più accorti. Ma di ciò, e soprattutto delle questioni teoriche, parlava di rado e malvolentieri. Gli stavano maggiormente a cuore il suo lavoro di pittore e l’insegnamento della tecnica incisoria nelle aule dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. È tuttavia ben visibile, soprattutto nelle opere giovanili, il suo privato rapporto con le avanguardie internazionali: ha dipinto opere schiettamente cubiste, si è avvicinato al movimento futurista ed è stato forse il più sottile protagonista della Metafisica. Con la chiusura di tale stagione e con l’affievolirsi dell’attitudine eversiva delle avanguardie, Morandi inizia un proprio autonomo cammino attraverso tecniche diverse - dall’olio all’incisione, dall’acquerello al disegno - sviluppando un linguaggio di raffinata semplificazione. L’essenziale lucidità delle sue composizioni unita alla trasfigurazione astratta del suo sguardo lo porteranno a confrontarsi con il reale arrivando a dissolverne i contorni, fino a dichiarare: “di nuovo al mondo non c’è nulla o pochissimo, l’importante è la posizione diversa e nuova in cui un artista si trova a considerare e a vedere le cose della cosiddetta natura e le opere che lo hanno preceduto e interessato”. Dell’avventura artistica e umana di Morandi darà testimonianza il restauro e la riapertura nel 2009 dell’abitazione in cui visse, in via Fondazza 36 a Bologna, che si realizza grazie all’intervento del Comune di Bologna e di Unindustria Bologna. Grazie al progetto di ricostruzione filologica degli ambienti curato dall’architetto Massimo Iosa Ghini, a lavori ultimati sarà possibile rivivere le atmosfere morandiane: dallo studio ricreato in dettaglio, ai numerosi oggetti di nuovo visibili dopo essere stati a lungo custoditi dal garante della donazione Carlo Zucchini, alle prove di colore che il pittore lasciava sulle pareti. Il percorso di visita ricostruirà la vita e il lavoro di Morandi utilizzando anche tecnologie multimediali. Ampio spazio sarà riservato alla ricerca, rendendo accessibili la biblioteca e numerosi documenti appartenuti al maestro. Un sala di lettura accoglierà gli studiosi, mentre uno spazio polivalente ospiterà incontri, seminari e iniziative espositive. L’Istituzione Galleria d’Arte Moderna, cui fanno capo il MAMbo, il Museo Morandi, Villa delle Rose e più di recente il Museo per la Memoria di Ustica, vede il restauro di Casa Morandi come un’occasione esemplare di positiva collaborazione tra pubblico e privato, per merito della quale sarà dato nuovo impulso agli studi sull’artista, arricchendo il già straordinario percorso espositivo offerto dal Museo Morandi con ulteriori opportunità di approfondimento. Il museo è stato inaugurato nel 1993, a seguito di una cospicua donazione pervenuta al Comune di Bologna da parte della sorella dell’artista, Maria Teresa Morandi. Aggiungendosi ad un importante gruppo di opere già presenti nel patrimonio della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, tali lavori hanno dato origine alla più ampia e rilevante collezione pubblica dedicata al maestro bolognese, con oltre 250 tra dipinti a olio, acquerelli, disegni, acqueforti, sculture e lastre incise, di cui 28 sono attualmente in mostra al MET. Per il Museo Morandi è stato recentemente realizzato un riassetto organico a seguito dei prestiti in corso e dello smantellamento dello studio, destinato a trovare posto in via Fondazza. Il nuovo allestimento getta uno sguardo inedito sulla produzione di Morandi, proponendo un percorso in cui si alternano e convivono tutte le tecniche nelle quali si è cimentato. Le due ampie sale centrali sono state predisposte in modo da poter ospitare mostre temporanee di altri artisti che possano confrontarsi e “dialogare” con la poetica morandiana. L’auspicio è che la valorizzazione del patrimonio storico legato a Giorgio Morandi, il restauro della casa, le grandi mostre internazionali, il rinnovo del museo facciano da volano per l’approfondimento degli studi e la fortuna critica dell’artista negli anni a venire.
fonte:mibac

12 gen 2009

Università: il decreto 180 diventa legge

L’8 gennaio la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione, con modificazioni, del D.L. n. 180 del 10 novembre 2008, che detta nuove disposizioni per la formazione delle commissioni nei concorsi, per il turn over e per favorire il reclutamento di giovani ricercatori. Fra qualche giorno avverrà la pubblicazione della nuova legge sulla Gazzetta ufficiale.
L’Assemblea di Montecitorio ha approvato il provvedimento con 281 voti favorevoli, 196 contrari e 28 astenuti. Il giorno precedente, 7 gennaio, sempre alla Camera era stata votata la “fiducia” chiesta dal Governo sul testo del disegno di legge di conversione del D.L. n. 180 del 10 novembre 2008, a cui sono state apportate modifiche dal Senato, che lo aveva infine approvato il 28 novembre.
E mentre la maggioranza, a cominciare dal ministro Gelmini, parla di provvedimento che valorizza il “merito” e introduce “più trasparenza nei concorsi all’Università per diventare professori e ricercatori”, parte dell’opposizione definisce il testo “troppo burocratico” e compattamente critica il ricorso all’ennesimo voto di fiducia, definito “un atto di arroganza politica”.
Ma il Governo replica che la “fiducia era necessaria per i tempi stretti”, temendo che un lungo dibattito parlamentare sugli emendamenti proposti potesse “far scadere” il decreto del 10 novembre.
Intanto, si attende il “confronto approfondito con il mondo accademico, gli studenti, l’opposizione”, prospettato dal ministro Gelmini dopo gli scioperi e le altre manifestazioni di ottobre e novembre, su temi quali il rinnovamento dei meccanismi di reclutamento e di valutazione, la riforma del dottorato, l’autonomia e la governance degli Atenei.
La “vera riforma” dell’Università, insomma, deve ancora arrivare e non potrà che passare attraverso un disegno di legge stavolta ampiamente dibattuto in Parlamento, dopo il confronto sulle “linee guida” tracciate dal Ministro.
Anche se sul rinnovamento peseranno comunque i tagli previsti dalla legge 133.
fonte:la tecnica della scuola

9 gen 2009

Bondi al Gran Galà della Verdi per festeggiare l’acquisto dell’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo

Lunedì 12 gennaio 2009 alle ore 20.00 la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi ha organizzato la serata “Gran Galà” per festeggiare l’acquisto dell’Auditorium di Milano, ora “Auditorium di Milano Fondazione Cariplo”, la casa della Verdi dal 1999.
Dopo aver realizzato la ristrutturazione dell’Auditorium con fondi privati, ora la Fondazione, grazie a un accordo con Intesa SanPaolo, Banca Popolare di Milano e Fondazione Cariplo, diviene proprietaria dell’edificio, diventando così l’unica Orchestra Sinfonica italiana proprietaria della struttura dove prova e si esibisce. Con questa operazione l’Orchestra e il Coro rendono definitiva la presenza nel teatro di Corso San Gottardo, una casa della musica per tutti i milanesi.
Il Gran Galà vedrà affiancarsi tutte le formazioni nate dal cuore della Fondazione che si esibiranno in un grandioso concerto: l’Orchestra Sinfonica Junior, nata nell'autunno del 2007 con una cinquantina di ragazzi compresi tra i 9 e i 17 anni che sono iscritti regolarmente a corsi di strumento individuali e che intendono vivere l’esperienza della grande orchestra; la OSJ tiene regolari prove a sezioni e d'insieme tutte le settimane, sotto la guida del Maestro Ruben Jais e la supervisione delle prime parti dell'Orchestra Verdi. L'Orchestra Sinfonica Junior ha tenuto il suo primo concerto a Milano il 7 giugno 2008. Oggi la OSJ costituisce il nucleo principale dell’Elba Jazz Kids Orchestra, la prima orchestra jazz di bambini in Italia, che si è esibita la prima volta il 4 e 5 settembre 2008 a Marciana Marina (Isola d'Elba); il 30 novembre 2008 il concerto è stato replicato a Roma all’Auditorium-Parco della Musica, nell’ambito del “Roma Jazz Festival”.
Il Coro di voci bianche viene avviato nell'autunno del 2001 con l'obiettivo di favorire la pratica vocale per una educazione alla musica, attraverso l'esercizio dell'impostazione, il controllo della voce e il coordinamento ritmico. Il corso é tenuto dai professori di canto della Verdi, Maria Antonietta Preti e Maria Teresa Tramontin, e conta circa 25 bambini di età compresa tra i 6 ai 14 anni. Il Coro di voci bianche della Verdi ha debuttato il 16 dicembre 2004 sotto la direzione del maestro Romano Gandolfi nei Carmina Burana di Carl Orff.
L’Orchestra Amatoriale LaVerdi per tutti è nata nel 2005 da un progetto dell'Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Aperta a tutti, senza limiti di età e di titoli, l'orchestra è composta da circa 70 orchestrali, di età compresa tra i 17 e i 70 anni. Tutti i componenti dell'orchestra hanno studiato uno strumento e continuano ancora oggi a esercitarsi con grande passione, pur non avendo fatto della musica una professione. Quello che mancava loro era la possibilità di suonare insieme ad altri musicisti e di eseguire pagine del grande repertorio sinfonico. Settimanalmente i musicisti si esercitano sotto la guida del Maestro Matthieu Mantanus affiancato da alcuni professori della Verdi. LaVerdi per tutti si è esibita in concerto per la prima volta il 27 giugno 2006 eseguendo musiche di Mozart e Beethoven con un grande successo di pubblico. LaVerdi per tutti può essere considerata l'unico esempio in Italia di orchestra amatoriale appoggiata da una delle istituzioni sinfoniche più importanti del paese. Nell’aprile 2008 il progetto dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, La Verdi per tutti, ha ottenuto il prestigioso Premio “Filippo Siebaneck” in occasione del XXVII Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati”.
Infine l’Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, diretti per questo importante concerto dal Maestro Antonello Allemandi, eseguiranno musiche di Verdi, Puccini, Mascagni, Giordano e Bizet.
Per ulteriori informazioni si prega di contattare: Ufficio Stampa Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi Corso San Gottardo 39 – 20136 Milano tel. +39 02 83389.329 – 333 5914899 fax +39 02 83389.303 http://www.laverdi.org - fonte: mibac

6 gen 2009

“NO DRAMA” NEL 2009


Il motto della «Generation Obama»
Sarà che l’uomo più famoso del 2008 che sta per finire, è un meticcio di cui non si paventava certo un’ascesa così veloce, felice e brillante, un certo Barak Obama di cui gli astri gli stanno preconizzando un’ascesa pari al tempo di Giustiniano, Carlo Magno o Martin Lutero e ad altri potenti della storia, però il fatto è che le magliette con la scritta "No Drama” il logo che i suoi preziosi e giovani collaboratori hanno scovato in Internet sul Sito della famosa Mary Jane Blige (New York, 11 gennaio 1971), una cantante di musica soul e R&B, se ne stanno vendendo a migliaia in America, l’espressione “No Drama” è talmente diffusa da identificare non solo il presidente eletto, ma i suoi elettori e i suoi ministri. Se le magliette «No Drama Obama» sono le più vendute sul sito barackobama.com, per il magazine «New York» «No Drama» (Niente tragedie) è il «motto con cui Obama ha vinto la campagna elettorale», e la popolare trasmissione di satira tv «Saturday Night Life» ha intitolato proprio in questa maniera uno show dedicato alla nascente compagine governativa.
Se «No Drama» è divenuto anche il motto della «Generation Obama» il merito è dello stesso neo-eletto presidente che tenne i nervi a posto in due momenti roventi della sua campagna: a metà gennaio quando perse in New Hampshire subito dopo il trionfo iniziale in Iowa e tre mesi dopo, allorché gestì le dichiarazioni razziste anti-bianchi del reverendo nero Jeremiah Wright riuscendo a trasformare la questione razziale da svantaggio in vantaggio elettorale. In quanto ai suoi ideali, oltre che a Gioacchino da Fiore per l’etica, si ispira ad Abramo Lincoln, per la politica, il presidente che seppe guidare un governo composto di ministri fra loro rivali grazie all’abilità nel rimanere calmo in momenti di crisi del sistema aggravati dalla Guerra Civile, come ricostruisce Doris Kearns Goodwin nel libro «Team of Rivals» che Barack ha confessato di tenere sul comodino. Il richiamo al «No Drama« di Lincoln, si spiega con le sfide terribili che Obama ha di fronte: la recessione e due guerre aperte e la spinosissima questione israeliana- palestinese, per via di quel terribile Hamas che proprio non vuol sentire di accordi di pace . Per affrontarle e superarle con successo serviranno nervi molto saldi. Però non bisogna dimenticare che il Dream Team 2009 (l’insieme dei ministri ed esperti che compongono il suo gruppo di governo) ha saputo cogliere questo semplice ed efficacissimo detto dal No More Drama, che potrebbe diventare il motto per il mondo intero che è stanco di guerre, tragedie, razzismo, non solo nel 2009, ma nel futuro.
Ecco alcuni versi del soul di Mary Jane Brige:
“No drama (no more drama in my life)
No more, no more, No more, no more
No more tears (no more tears, no more crying every night)
No more fears (no more waking up in the morning)
No drama, no more in my life
No more drama, no more drama
No more drama, no more drama
No more drama in my life
So tired, tired of this drama”(Cfr: dal singolo R&B di Mary J. Blige).
Infine, per il politologo Bill Schneider, volto di rilievo della tv Cnn, dietro «No Drama Obama» c’è l’identità di un leader riassunta da «tre C» ovvero «casual, cool, connected» (casual, calmo, connesso elettronicamente) che rispondono ad altrettante caratteristiche che ha chi lo ha votato. Egli si sta preparando «con una calma alla Obi-Wan Kenobi» (il Maestro Jedi di Guerre Stellari) ad affrontare una terrificante lista di problemi planetari(così «Time» ritrae Barack Obama raccontando la «Persona dell’anno 2008»). E noi “speriamo che se la cavi”. Come speriamo che se la cavi l’altrettanto famoso “tiratore di scarpe”, divenuto anche lui un simbolo del cambiamento dei prossimi anni, in cui non si useranno armi, ma oggetti per colpire i tiranni.
Dopo il suo exploit, il giornalista iracheno Muntazer al-Zaidi, che ha tentato di centrare il presidente americano George W. Bush lanciandogli contro le scarpe, i potenti temono eventuali "imitazioni" del gesto: chiunque parteciperà a una conferenza stampa sarebbe così tenuto rigorosamente d’occhio, onde impedirgli di levarsi le calzature e farne un uso che è stato definito "improprio". Ma non è meglio tirare una scarpa che sparare? Molti dicono che è il minimo che un iracheno potesse fare a uno come Bush, il tiranno criminale che ha ucciso due milioni di persone in Iraq e in Afghanistan (Cfr. quotidiani degli ultimi mesi). Infatti, Muntazer, sebbene sia stato punito severamente dalle autorità irachene per la “cattiva figura” che hanno fatto di fronte al mondo, è diventato un eroe per le tante e le troppe popolazioni affamate e martoriate dalle guerre. Per lui, per difenderlo si sono offerti gratis più di 200 famosi avvocati e pure in Italia ha trovato subito “copioni”(un esponente del partito Italia dei valori, ha deposto un vecchio mocassino infiocchettato davanti a Palazzo Chigi: per le parole e non i fatti del governo Berlusconi). Ma la cosa più simpatica e anche divertente che potrebbe diventare una regola nei prossimi anni , è lo “scambio” avvenuto tra i soldati americani e capi tribù musulmane di stanza in medio oriente: il Viagra in cambio di preziose informazioni per snidare i guerrafondai! Figuriamoci, con tutte le mogli che hanno, avranno toccato il cielo con un dito, altro che chiamare Allah o i fondamentalisti armati per soddisfarle!
Così, semplicemente, possiamo dire che Il “dream team” di Obama, Le scarpe di Muntazer al-Zaidi, il Viagra dei soldati americani, non sono che piccolissimi segni di un’umanità che vuole, fortissimamente vuole un cambiamento nella modernità che ha costruito delle costrizioni visibili, individuabili, con alienazioni astratte e coercizioni strutturali, pretendendo di rendere l’uomo meno dipendente, ma lo ha isolato, reso più vulnerabile, più estraneo che mai ai suoi simili. Convinta delle virtù pacificatrici dell’uguaglianza e del commercio, ha gettato l’uomo in una corsa mimetica infinita. Alle disuguaglianze legate alla nascita, ha rimpiazzato l’oligarchia del denaro. Ha provocato la distruzione dell’ambiente, l’omogeneizzazione attraverso l’economia e la tecnoscienza, la folclorizzazione dei popoli, la generalizzazione della solitudine e dell’anonimato. Nel mondo postmoderno, il cambiamento avviene per implosione. La vita comincia a cambiare quando un sufficiente numero di cittadini si distoglie dal gioco istituzionale perché ritiene che la vera vita sia altrove. Oggi non abbiamo bisogno di rivoluzionari – figure emblematiche della modernità – ma di “creativi intelligenti”.
Come, appunto, lo sono le persone che ho citato e che dimostrano, ancora una volta, che l’umanità vuole camminare verso un domani migliore per tutti.

Maria De Falco Marotta
Fonte:lideale.info

5 gen 2009

I PIU' CATTIVI DELLO SCHERMO


La classifica dei personaggi più perfidi mai apparsi al cinema
Chi sono gli essere più perfidi, mostruosi, malvagi mai apparsi sul grande schermo? Il sito americano lovefilm.com ha lanciato un sondaggio e le risposte non hanno tardato ad arrivare. Ci sono i cattivi "fantascientifici", come Darth Vader, quelli classici come il Joker di Batman o il terribile Jack Torrance interpretato da Jack Nicholson in Shining. E non mancano ovviamente quelli dell'epopea mafiosa, come De Niro-Al Capone ne Gli Intoccabili e Tommy De Vito-Joe Pesci in Quei bravi ragazzi.
virgilio.it

3 gen 2009

Dopo le feste..2 kg in più


Un aumento di peso di circa due chili è l'effetto indesiderato delle feste per quanti non sono riusciti a resistere alle leccornie delle tavole. Per festeggiare il Natale e salutare il nuovo anno, sono stati acquistati oltre cento milioni di chili tra pandori e panettoni, sessanta milioni di bottiglie di spumante, ventimila tonnellate di pasta, 8 milioni di chili di cotechino e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci per un valore complessivo di oltre cinque miliardi di euro.
E' quanto stima la Coldiretti, che in una nota sottolinea come, stando al parere degli esperti, durante le feste di fine anno sono state assunte in media 15mila-20mila chilocalorie in piu', per l'effetto combinato del maggior consumo di cibi calorici abbinato a bevande alcoliche e della rinuncia ad alimenti fondamentali come frutta e verdura.
E il disordine alimentare - bacchetta l'associazione - e' stato accompagnato da una maggiore sedentarieta' legata alle lunghe soste a tavola con parenti e amici. Abitudine che ha ridotto l'attivita' fisica e favorito l'accumulo di peso. Secondo gli esperti, per rimettersi in forma e' consigliabile una dieta a base di cibi leggeri, con menu' ricchi di frutta e verdura e il consumo di molta acqua che va rigorosamente accompagnata dalla ripresa dell'attivita' fisica. Per aiutare le buone intenzioni la Coldiretti ha stilato una lista dei prodotti le cui proprieta' terapeutiche e nutrizionali sono utili per disintossicare l'organismo e per accompagnare il ritorno alla normalita', dopo gli stress dei viaggi e dei banchetti natalizi. Con questa stagione - suggerisce l'associazione - tra la frutta da non dimenticare primeggiano arance, mele, pere e kiwi, mentre per quanto riguarda le verdure quelle particolarmente indicate sono spinaci, cicoria, radicchio, zucche e zucchine, insalata, finocchi e carote.
Tutte le insalate e le verdure vanno condite - sottolinea la Coldiretti - con olio d'oliva, alimento ricco di tocoferolo, un antiossidante che combatte l'invecchiamento dell'organismo e favorisce l'eliminazione delle scorie metaboliche. Le arance - ricorda la Coldiretti - sono una notevole fonte di vitamina C che migliora il sistema immunitario e aiuta a fronteggiare l'influenza, favorisce la circolazione, ossigena i tessuti e combatte i radicali liberi. Le mele, per il loro modesto apporto calorico e per la prevalenza del potassio sul sodio, sono capaci di svolgere un'azione antidiarroica e di regolare la colesterolemia. Ancora, le pere che, oltre ad avere un buon potere saziante, contenendo zuccheri semplici come il fruttosio, fibra, molta acqua e poche calorie, sono adatte per chi soffre di intestino pigro. I kiwi sono ricchi di vitamina C, fosforo e potassio, sono particolarmente indicati per migliorare il funzionamento dell'intestino, e i semini neri in essi contenuti, infatti, ne stimolano le contrazioni.
Tutta la verdura a foglie verde scuro come spinaci e cicoria - continua la Coldiretti - contiene acido folico, gruppo vitamine B, essenziale nella formazione dei globuli rossi del sangue per la sua azione sul midollo osseo. L'insalata conferisce volume e potere saziante con un apporto calorico estremamente limitato ed assicura anche un certo contributo di vitamine, calcio, fosforo e potassio.
Le carote sono ricche di vitamina A, indispensabile per la salute degli occhi e della pelle, i finocchi, risultano ottimi per combattere la nausea, la digestione difficile e la stitichezza.
Nella dieta non vanno trascurati piatti a base di legumi (fagioli, ceci, piselli e lenticchie) perche' contengono ferro e sono ricchi di fibre che aiutano l'organismo a smaltire i sovraccarichi migliorando le funzionalita' intestinali ma - conclude l'associazione - sono anche una notevole fonte di carboidrati a lento assorbimento, che forniscono energia che aiuta a combattere il freddo.
Fonte: adnkronos

RILEVAZIONE AUDIENCE BY